Nel mare della svalutazione - La storia di Leo (Ottobre)
Siamo scesi con Leo nel mare profondo. Arriviamo nella grotta di Cristallo. Qua e là la roccia si apre, ma solo in piccoli pertugi. Sentite il mare. Il suono dolce e ovattato delle onde. E l’aria che vibra di luce. Avvicinandosi adagio per non disturbare la quiete dei cristalli, Leo scorge il riflesso del suo volto moltiplicato in mille e mille sfaccettature e angolazioni, come in un quadro cubista. Alcune di queste immagini sono incrinate, spezzate, altre opache e sembrano riflettere la luce in un modo del tutto particolare. Solo il pensiero di non riuscire a vedersi tutto intero gli procura una specie di formicolio alla testa.
“Qual è il riflesso vero?” Chiede ad alta voce.
È una domanda impossibile. E chi meglio di un drago può rispondere ad una domanda impossibile?
“Io credo…” Mormora Drago sbuffando via un po’ di fumo. " "Che tutte queste immagini siano vere.”
Il bimbo sembra perplesso. “Tu dici?” Mormora.
“Io credo…”, continua Drago, “...che anche un cristallo crepato, può restituirci l’immagine di ciò che siamo. Dal paese in cui vengo quando qualcosa si rompe, non la si nasconde, ma la si aggiusta con l’oro ed è da quella ferita che nasce il suo vero valore.”
Leo solleva un piccola scheggia di cristallo e la osserva alla luce. È solo un bambino, e adesso gli si chiede di accettare le proprie ferite come se fossero doni. Gli si chiede, in quella grotta luminosa e allagata, di credere alle parole di un Drago.
Deve credere che il suo viaggio assurdo e per certi aspetti illogico, sia la cosa più autentica che gli sia mai capitata. Deve credere che cadere è normale, in un mondo dominato dalla gravità, e che una sbucciatura sul gomito sia in realtà...
Che cosa?
Una soglia.
“Se ogni ferita è un dono…. allora fallire non mi farà più paura. Anzi da oggi in poi non nasconderò più le mie crepe. Io brillerò proprio dove sono rotto!”
Drago annuisce. Poi dice: “Brilla pure… ma con moderazione. Ho visto stelle montarsi la testa e finire come meteore"
Il viaggio prosegue. Leo si ritrova a navigare in un mare che sembrava d’argento liquido. No, un momento, non sono riflessi! Ma monete, migliaia, che galleggiano come pesci addormentati.
"Guarda, Drago!” Esclama il bambino con gli occhi spalancati e pieni di meraviglia. “È un mare di ricchezze!"
Il Drago scuote la testa, con aria decisamente contrariata.
Ma Leo questa volta non ci fa caso: è tutto preso dal contemplare quelle monete. E sta giusto pensando di raccoglierne qualcuna quando una sirena, apparendo dai flutti, gli sussurra con voce un po' minacciosa. “Smettila di inseguire le cose che non puoi ottenere.”
All'aspro tono di voce di quella creatura marina, Leo si fa cupo in viso.
La sirena continua: “lo vedi anche tu che non vali niente. Non serve che ti agiti tanto o che ti dia tanta pena. Non sarai mai bravo come gli altri”
“Come immaginavo” gli dice Drago annuendo lentamente con il capo. “Stiamo nuotando nel Mare della Svalutazione"
“Smettila di credere in te stesso,” continua la sirena. La sua voce assomiglia un po' a quella di un maestro di scuola.
Leo si avvicina con l’aria di chi sta per mettersi a piangere. “Non è vero mormora. Io farò grandi cose nella vita.”
“Povero illuso,” gli risponde la sirena ridendo. “È questo che ti insegnano a scuola? A crederti migliore di ciò che sei? Stai fresco se pensi che lo fanno per il tuo bene. Tutti questi maestri non fanno che raccontarti bugie perché la verità è troppo dolorosa. Tu sei il loro fallimento più grande.”
“Non la ascoltare!” Gli dice Drago. “Vuole farti credere cose che non sono vere.”
La sirena continua: “Ti ricordi quella volta a scuola, Leo? Dovevi fare un disegno. Ti eri impegnato tanto, ma quando lo hai mostrato, hanno riso. Ti hanno detto che non sapevi tenere in mano una matita. Da allora, ogni volta che crei qualcosa, tremi un po’, vero?”
Leo scoppia a piangere. Questa volta la prova è molto difficile. Perfino per un valoroso guerriero come lui. La sirena non è solo bellissima ma ha anche una voce … e un modo di parlare… è così convincente! E sa cose che non dovrebbe sapere.
Per fortuna il bimbo non è solo: la libellula, che di solito vive nascosta tra le scaglie del drago, questa volta decide di intervenire.
“Non ascoltarla, Leo,” sussurra con la sua voce sottile. “Lei vive delle tue paure. Il suo unico scopo è diventare sempre più grande. La sua coda cresce ogni volta che smetti di credere in te stesso.”
La sirena ringhia piano, infastidita: “E tu chi saresti? Una mosca d’acqua che gioca a fare la fatina?”
“Forse. Ma a volte basta anche anche quella a per rompere un l’incantesimo” E dicendo ciò la libellula si posa sulla fronte di Leo.
Una piccola scintilla si accende.
Le parole della sirena cominciano a dissolversi nell’acqua, come fumo nel vento. Ogni moneta attorno a lei si trasforma in pesce e torna a guizzare in un vortice di riflessi argentati. La scena è straordinaria e piena di movimento.
La sirena digrigna i suoi denti aguzzi e poi... flop...si tuffa nel buio e scompare. Il Drago osserva la scena e commenta, con il suo solito tono ironico: “Lo vedi? Nel mare della svalutazione si galleggia solo se si resta leggeri.”
Leo si asciuga le lacrime e sorride piano. “Allora non devo dimostrare di valere… devo solo ricordarlo.”
Il Drago annuisce, soddisfatto.
“E se me ne dimentico?" Continua il bambino. "Oppure se qualche voce cerca di convincermi del contrario?”
La libellula sbatte le ali e risponde allegramente: “A cosa servono gli amici?”
Leo si lascia portare dalla corrente. Il mare è calmo adesso, ma la luce è diversa: più chiara, più vera. Nel riflesso dell’acqua lui scorge i suo occhi, le guance lucide come vetro lavato dalla pioggia. Alle sue spalle, il Drago lo guarda di sottecchi e sospira: “Eccolo lì, il nostro filosofo in muta da sub. Ma basta piangere, Leo, o finisce che ti scambiano per una medusa.”
E va beh, abbiamo scherzato. Ma io vorrei dire anche una cosa meno divertente. Un consiglio. Caro Leo - Ma forse dovrei dire cari bambini.-Nessuno di noi è bravo a fare tutto. Io per esempio me la cavo molto male con i numeri. Però mi piace raccontare storie. E se un giorno una sirena venisse a sussurrarvi che “non vale la pena provarci”, fatele una bella pernacchia, e tuffatevi lo stesso.
Perché non importa se il vostro disegno viene storto o se sbagliate a contare, importa che ci mettiate voi stessi, con tutto il vostro cuore.
Come direbbe il Drago, ridacchiando tra le bolle:
“Meglio un errore luminoso che un successo senza scintille.”





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