Sogni da raccontare

È il mio ultimo giorno di comunità. 

Suor Anna sta parlando con mamma in corridoio. Vorrei una tazza di latte, piena piena di quei biscotti rotondi e che costano poco. Vado in cucina, osservo i mobili, il frigo… la stanza è un miscuglio di tutte le cucine della mia vita. Capita nei sogni di mettere tutto insieme, e va bene così, non c'è nulla di strano nei contorni senza contorni.

E poi improvvisamente non c'è più tempo. È arrivato anche papà. Mi sta aiutando a portare via le scatole: tutte le scatole della mia vita. Oddio! Non ci staranno mai tutte quelle scatole piene di cose sul pulmino! A proposito: "Suor Anna la prossima settimana ti riporto le chiavi del mezzo... certo che verrò a trovarti.... Ti ho fatto disperare, ma ti ricordi il primo giorno in cui sono arrivato, com'ero spaventato, e tu mi hai accompagnato a vedere il piccolo museo e mi hai spiegato che ogni reperto aveva una storia, e poi…"

Nei sogni capita anche di prevedere il futuro.
E così io so che la comunità nel giro di pochi anni sarà smantellata; che quella camera non esisterà più. Il letto sarà portato via. So che nessuno si sporgerà più cantando da quel davanzale. Che quella scrivania su cui abbiamo fatto i compiti, disegnato, che abbiamo usato come trampolino di lancio, o come campo di battaglia per le nostre guerre a Startcraft, finirà ammutolita in qualche stanzone pieno di altre scrivanie identiche. 

So anche che questo sentimento domani al risveglio sarà meravigliosamente insopportabile, ma che più di tanto non potrà perdurare. Basterà raccontarlo a qualcuno.