Reperto numero #12 - Lepre di Malta

Dal "Quaderno dei ritrovamenti"

Io e mamma trovammo i resti della lepre proprio accanto un sentiero che conduce al Blu Grotto, sull'isola di Malta.
Quel giorno c’era parecchio vento, un vento piuttosto freddo e capriccioso. Ricordo che mamma ti aveva avvolto in una copertina di pile per proteggerti. Il mare scintillava sotto di noi, circondato, come un acquarello appena dipinto, da rocce multicolori.
Ci sono luoghi che, una volta attraversati, non ci mollano più. O forse siamo noi che non siamo bravi a lasciarli andare. Io e tua madre ci siamo subito resi conto che quella passeggiata non ci avrebbe mai lasciato. Ma questo non ha impedito al momento di sopravvivere per tutto questo tempo e di arrivare fino a questa riga.


Mentre ci apprestavamo a risalire lungo la stradina verso casa, vidi qualcosa spuntare nella terra. Erano ossa, disposte elegantemente l'una accanto all'altra. Tirai fuori il cellulare dalla tasca del giubbotto e scattai subito una foto.
Purtroppo il puzzle della lepre non era completo: c'erano costole e mandibola, ma mancava il pezzo forte, quello che tutti si sarebbero aspettati di vedere se gli avessi annunciato di aver trovato lo scheletro di una lepre. Il cranio superiore.
Che fare? Cercai un po’ intorno, rovistai tra i cespugli, mentre tu e mamma aspettavate, devo dire, con elevata pazienza. Alla fine decisi di raccattare tutto quello che potevo e lasciai perdere il cranio.


Arrivato a casa cominciai a ripulire le ossa, una per una. Sembravano fatte di ambra bianca. Peccato per quel cranio.... Mi venne l’idea di tornare a cercarlo, perché poteva anche darsi che non avevo visto bene o che qualche predatore l’avesse imboscato da qualche parte. Avrebbe fatto un figurone nella mia vetrinetta.
Il giorno dopo durante il riposino pomeridiano, chiesi il permesso a mamma di staccarmi per un paio d’ore. Mi munii di fazzoletti, zainetto e macchina foto e partii verso il Blue Grotto. Era di nuovo una splendida giornata e io avevo una missione da portare a termine. Mi sentivo in forma e pieno di entusiasmo, come quando da bambino andavo a raccogliere insetti nel giardino della nonna.

Mi ritrovai in cima ad una scogliera, con un braccio infilato sotto una grande roccia cava. Scavavo con un bastone nella terra umida per cercare di tirare fuori qualcosa... mi allungavo il possibile e con due dita cercavo di afferrarlo. Ero in una posizione assurda, scomodissima e poi c’era sempre il rischio che qualcosa spuntasse fuori e mi azzannasse la mano. E se fossi rimasto incastrato tra le rocce? Poteva essere un guaio, dato che ero molto lontano dalla strada e nessuno mi aveva visto arrivare fino a lì.
La mia fantasia andava a briglia a sciolta. Lavorando continuavo a parlare con assoluta disinvoltura a me e al piccolo tesoro che si nascondeva al fondo della grotta, ma siccome non avevo risposta non sapevo se una certa frase era rivolta a me o a qualche reperto da disseppellire. "Non ti dispiacerebbe finire in un museo, vero? Forse con questo bastoncino riesco ad acchiapparti. Naturalmente non voglio rompere nulla. Ci sono quasi. Penso che sarebbe più facile se avessi gli strumenti giusti. E se qualcuno mi vedesse? Ancora un pochino... ci siamo quasi"
Finalmente il recuperò terminò e io rimasi per un momento a contemplare il meraviglioso tesoro, sorridendo tra me.
In mano stringevo un piccolo cranio, perfettamente conservato e con tutti i dentini ancora attaccati.
Lungo l'imboccatura della baia passò in quel momento un'imbarcazione scolorita dal sole, con a bordo una marmaglia di turisti stretti l'uno accanto all'altro. Alzai la mano in un cenno di saluto. Ero troppo lontano perché qualcuno si accorgesse di me, ma attraverso il vento mi parve di sentire lo scricchiolio lamentoso del remo mentre girava nello scalmo.  




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